Pista sporca. Un termine
inconfondibile, un appellativo appropriato, quasi una sentenza senza appello. Così è
stato definito lo speedway al suo primo apparire; così è rimasto oggi. Affermazione che,
se calata ai tempi del computer-famiglia, potrebbe essere tendenziosa, anche perché la
disciplina così bella e così diversa ha compiuto enormi passi sia dal punto di vista
tecnico che da quello organizzativo.
Il pilota di F.1 scende dal suo robot d'acciaio come un personaggio uscito dai cartoni
animati giapponesi, pulito e lindo, senza un filo di sudore, pronto a centellinare una
coppa di champagne. Anche se avvolto dalle fiamme mantiene la sua figura di cavaliere al
servizio di re Artù. Al termine della sua gara, invece, il pilota di speedway sembra
appena uscito dalle viscere della terra, un minatore che abbia appena terminato il suo
turno. Pista sporca, appunto, bella e affascinante.
Quel fascino sottile, a volte impercettibile, che ti coglie sovente di fronte ad una
situazione nuova e stuzzicante, per molti versi sconosciuta. Tutti sentimenti, se non
pericolose tentazioni, che devono aver attanagliato lo sparuto gruppo di appassionati
leoniceni che, dopo il colpo di fulmine in quel di Trieste, decidono nel '47 di fondare il
Moto Club Lonigo e di far disputare le prime gare di dirt-track all'Ippodromo. Ricordare i
loro nomi è come scorrere un album di ricordi e puntare con l'indice volti che hanno
subito la metamorfosi imposta dal tempo e con una fitta al cuore, se ci hanno lasciati:
Astrini, Balduzzo, Benati, Bottegal, Brendolan, Giovanni e Gastone Castegnaro, Cassin,
Colombo, Danieli, Manega, Evelino e Iliade Melotto, Murari, Nichele, Giovanni e Mario
Panozzo, Todescato, Vanzan e Zomborlin.
Sono anni quelli nei quali vengono tracciati solchi indelebili, anni di rinnovamento, di
entusiasmo e di inventiva. Degli autentici pionieri per la diffusione dello speedway in
tutto il territorio nazionale si rivelano il primo presidente in assoluto Giovanni Panozzo
e successivamente Renato Guerriero. Personaggi che rimarranno a lungo nella storia del
Moto Club di Lonigo e che sono stati testimoni di grandi cambiamentiriguardanti la
nostra città. Anche l'Ippodromo, tempio incontrastato dei cavalli, in questo periodo
sancisce inesorabilmente la fine di un'epoca e contemporaneamente è testimone dell'inizio
di una nuova.
Per molti anni la seconda domenica di luglio diventa lo "speedway-day", un
appuntamento che richiama migliaia di appassionati provenienti da ogni parte d'Italia e
del mondo, come ai vecchi tempi della Fiera dei Cavalli. Lonigo riscopre così una volta
all'anno la sua vocazione ad essere first-lady in un contesto geografico che l'aveva vista
primeggiare in tutti i campi. E per quanto riguarda la pista sono i tempi del leggendario
Poschenrieder, di Lantenhammer, del mitico Ove Fundin, cinque volte campione del mondo.
Assaporato fino in fondo il dolce nettare del periodo pioneristico, il Moto Club Lonigo
prende via via coscienza della propria efficenza e progetta il salto di qualità:
organizzare vere e proprie competizioni valide per il campionato del mondo e gare a
livello internazionale. La decisione di abbandonare per sempre la pista dell'Ippodromo è
un colpo da K.O. per molti leoniceni, che si sentono in questo modo defraudati di un bene
che appartiene a loro di diritto. La "diaspora" nella pista di
Monticello di Fara non può che essere un periodo di transizione, un esodo forzato. La
mitica terra promessa è in via S. Marina: l'inaugurazione del 12 giugno 1977 è
un'autentica festa, un giubilo incontenibile. Il principale artefice della realizzazione
di un sogno che sembrava irrangiungibile ha un nome: Ugo Manega. Il presidente "degli
anni difficili" travolto dalla passione giovanile, assieme ai suoi collaboratori, si
dedica anima e corpo per far ritornare lo speedway a Lonigo. Ottenuto il via ai lavori in
gennaio dall'Amministrazione Comunale, appena cinque mesi dopo presenta il gioiello della
pista di via S. Marina. Un lavoro eccezionale.
Nel frattempo il binomio Lonigo-Speedway si impone propotentemente e varca i confini
nazionali fino a raggiungere i traguardi internazionali. E anche questi sono anni
tormentati. Il nuovo presidente del sodalizio Gianluigi Biasin e il consiglio direttivo si
trovano davanti un bel mucchietto di debiti. La loro spinta organizzativa, la loro
fantasia, l'entusiasmo non bastano a far quadrare i bilanci, anche perchè spesso le gare
internazionali sembrano calamitare il cattivo tempo. Ed è qui che viene fuori la sua
abilità di presidente: intessendo trame, sensibilizzando chi di dovere, riesce a
convincere l'Amministrazione Comunale ad intervenire concretamente per sanare parte dei
debiti accumulati. Se Lonigo oggi può ancora vantarsi di far vedere il miglior speedway
internazionale, parte del merito va, senza dubbio, all'ex sindaco Tomba che ha permesso la
costruzione della pista e al prof. Mistrorigo, che al momento opportuno ha erogato il
necessario ossigeno. Se lo speedway è diventato però lo sport più popolare in città,
gran merito deve essere attribuito anche ai piloti.
Pretto, Noro, Biginato ... sono nomi ormai sospesi ormai nella leggenda. Annibale Pretto,
con i due titoli tricolori conquistati nel '71 e '73 è diventato ben presto il leoniceno
più famoso e osannato. Il rallenty dei ricordi lo visualizza e focalizza nei suoi
indimenticabili duelli con Gianni Pizzo. Annibale Pretto, un maestro per le nuove
generazioni e un trascinatore. L'astro nascente Paolo Noro, alle sue prime uscite sulla
pista rossa, fa brillare gli occhi ai dirigenti del Moto Club Lonigo, che intravedono per
lui un fantastico avvenire. Un maledetto incidente lo toglie di mezzo, proprio quando
stava per raccogliere i primi frutti. E poi Francesco Biginato: o Rey. Francesco sembra
confezionato su misura per lo speedway e come i grandi campioni suscita subito ammirazione
e invidia. Il Gianni Rivera delle ruote, intelligente e testardo, non si preoccupa di
smorzare le polemichette, anzi alimenta il suo alone di primo della classe a suon di
vittorie, risultati mai raggiunti prima da piloti italiani. Oggi è tempo di nuovi nomi:
Dal Chiele, Furlanetto, Castagna, Maida e tanti altri, di gare internazionali, affidate a
scadenze fisse: la Federazione si fida ciecamente della serietà e della competenza
organizzativa del sodalizio leoniceno. La pista "sporca" di via S. Marina è
ormai un tempio consacrato allo speedway. Una realtà che amalgama leggenda e storia in un
connubio affascinate.
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