Non sono un esperantista, nè per interesse professionale nè per
motivazioni ideologiche; però mi rallegra vedere che questo
vocabolario viene dato alle stampe... e ne ho diversi motivi. Per
giunta non sono un lessicografo; però l'edizione di un
vocabolario nuovo attira sempre la mia attenzione, proprio come
un esploratore è affascinato da una nuova terra all'orizzonte.
Ogni vocabolario completo interessa i soci-linguisti. Esiste una relazione precisa fra lingua e cultura, e il modo mogliore di analizzarla è un paziente esame comparativo dei dizionari. I dizionari portano alla luce le diverse realtà, sia fisiche che concettuali, che vengono riconosciute nelle diverse comunità costituite da coloro che parlano lingue diverse. Possiamo dire che i dizionari sono manufatti culturali: non solo svelano le loro rispettive culture, ma anche le mettono in pratica. L'Esperanto è adoperato e studiato in tutto il mondo e quindi la sua cultura di riferimento è mondiale; dovrebbe essere tanto interessante quanto utile scoprire come un vocabolario completo mette in evidenza e documenta questo carattere di universalità. Un vocabolario bilingue dovrebbe anche consentire ad un linguista coscienzioso di verificare se esistono termini specifici di una determinata cultura per cui mancano equivalenti lessicali in Esperanto (anche se si può sempre improvvisare una circonlocuzione in esperanto, in mancanza di un equivalente preciso). Per risolvere questo problema, bisognerebbe confrontare un vocabolario bilingue di esperanto, come questo, con un vocabolario altrettanto completo scritto soltanto in una lingua etnica definita, come l'italiano. Ho passato buona parte della mia vita professionale occupandomi di lingue etniche minori, lingue spesso sottovalutate dalle loro stesse comunità, e talvolta trascurate o addiritura perseguitate dai pubblici poteri. Del resto l'esperanto è nato nella mente di L. L. Zamenhof, che parlava dalla nascita una di queste lingue, lo yiddish, e che in seguito ne fu insegnante e cultore. Capita di sentir proporre l'esperanto in sostituzione delle lingue etniche, che sarebbero troppe; secondo questa visione l'esperanto sarebbe un'altro avversario delle lingue etniche minori, che già ne hanno abbastanza. Invece si può riconoscere nell'esperanto la lingua ponte per eccellenza, una lingua che fa da tramite: in questa veste, l'esperanto non si contrappone a nessuna lingua, anzi facilità la comunicazione tra dialoganti che non hanno una lingua in comune. Ecco la funzione dell'esperanto, funzione che merita il consenso e il sostegno generale.
Di conseguenza mi ritengo un amico, un ammiratore, addirittura un futuro cultore dell'esperanto, e per queste tre ragioni do il benvenuto al Vocabolario italiano-esperanto di Carlo Minnaja. Gli auguro il miglior successo possibile, non solo tra gli italiani che si occupano di esperanto, ma anche fra gli esperantisti di tutto il mondo che provano interesse per la lingua italiana.
Zamenhof, figlio di un insegnante di lingue, respirò nell'ambiente familiare quell'aria che l'avrebbe reso in seguito uno studioso appassionato di lingue diverse. Questo Vocabolario aderisce in pieno alla tradizione di Zamenhof. Amare le lingue significa ipararle; imparare le lingue significa amarle. Auguro a questo Vocabolario di contribuire a far sì che entrambi gli scopi siano raggiunti.
Joshua A. Fishman Yeshiva University, Bronx, New York, U.S.A. Stanford University, Stanford,California,U.S.A.