L'Arte in Basilica

Percorso
Percorso

 

Sant'Antonio

L'ARTE NELLA BASILICA

La basilica di Sant'Antonio è il principale monumento di Padova e può essere considerata una delle più insigni architetture del Duecento: essa fonde in sé motivi romanici e gotici con un'impronta bizantina derivata dalla basilica di San Marco a Venezia. Numerosi artisti hanno prestato la loro opera nella costruzione e nella decorazione dell'edificio, cosicché questo è diventato nel corso dei secoli uno scrigno d'arte. Per rendere più chiara l'idea dell'imponente partecipazione di artisti è necessario procedere a una divisione di epoche, anche se questo può risultare troppo schematico, se non addirittura riduttivo. Per sommi capi, possiamo dire che il Duecento è il secolo della costruzione, il Trecento quello della decorazione, mentre il Quattrocento è il secolo della scultura. L'architettura esterna è di per sé sufficiente a dare l'idea dell'originalità compositiva dell'edificio: la facciata a capanna riflette motivi romanici, ma nella zona inferiore vi si aprono ampie arcate ogivali. Inoltre, sulla maestosa e imponente mole romanica, si innesta l'elemento originalissimo e più rappresentativo della basilica: infatti in luogo della copertura a capriate, tipica delle chiese francescane coeve, troviamo la fioritura di otto cupole leggere e orientaleggianti, che rimandano senza dubbio al precedente veneziano di San Marco; l'intera parte absidale infine, slanciata e con le nove cappelle a raggiera, appartiene indubbiamente al gotico. Questi diversi e contrastanti stili architettonici concorrono a creare un edificio originalissimo che non ha eguali in alcun tempio medievale. Il Trecento. Agli inizi del XIV secolo, dopo la chiusura del primo cantiere, cominciò la fase della decorazione. Sappiamo che Giotto ha lavorato in basilica, ma purtroppo dobbiamo accontentarci di note storiche, poiché la sua opera è andata completamente perduta. Altro artista i cui affreschi sono oggi scomparsi è Stefano da Ferrara: a lui i frati Minori commissionarono gli affreschi nella cappella del Santo, che nel corso del Cinquecento venne trasformata in quella che ammiriamo oggi. Nella seconda metà del secolo altri due grandi pittori, Giusto de' Menabuoi e Altichiero da Zevio, lavorarono nella basilica e diedero vita a due cicli pittorici che ancora oggi destano l'ammirazione dei critici: Giusto de' Menabuoi affrescò la cappella del beato Luca Belludi, mentre Altichiero, il più grande pittore del secondo Trecento, nella cappella di San Giacomo realizzò uno dei più straordinari cicli pittorici della seconda metà del Trecento. Il Quattrocento. Il XV secolo può essere considerato il "secolo d'oro" per la scultura nella basilica: troviamo artisti quali Pietro Lombardo, Bartolomeo Bellano e i Canozzi, ma senza dubbio il tributo maggiore spetta a Donato di Nicolò de' Bardi, ossia Donatello, le cui statue bronzee ornano oggi l'altar maggiore, secondo il progetto ottocentesco di Camillo Boito. Il prezioso complesso donatelliano conta trenta sculture: le più celebri sono un Crocefisso e una bellissima e quanto mai dignitosa Madonna con Bambino, circondata da santi a grandezza quasi naturale. Un'opera di Donatello campeggia anche sul sagrato: si tratta del monumento a Erasmo da Narni, detto il Gattamelata: questa è la prima statua equestre fusa in Italia dall'epoca romana e proprio dai precedenti classici Donatello trasse ispirazione. Il Cinquecento. Il XVI secolo vide rifulgere il genio di artisti di chiara fama, che donarono alla basilica un'aura squisitamente rinascimentale La cappella del Santo subì un radicale mutamento, con la conseguente perdita degli affreschi trecenteschi di Stefano da Ferrara. I rilievi marmorei dei Minello, dei Lombardo e del grande Jacopo Sansovino si armonizzarono perfettamente con l'architettura rinascimentale - secondo la quale era stata ridisegnata la cappella - e accolsero l'altare e le statue bronzee di Tiziano Aspetti. Altra opera notevole e ammiratissima è il grande candelabro in bronzo di Andrea Briosco, posto a sinistra dell'altare maggiore. Tra i pittori invece, ricordiamo Girolamo Tessari e Tiziano Vecellio, autore di tre dipinti per la Scuola del Santo. Il Sei-Settecento. In questo lungo periodo ci si dedicò soprattutto al restauro della basilica: l'incendio del 1749 (?) infatti aveva danneggiato la zona compresa tra transetto, coro e presbiterio, e intaccato quattro cupole e il campanile dell'orologio. Alla fine del Seicento iniziò la costruzione, dietro la parte absidale, della cappella del Tesoro o delle Reliquie, esempio mirabile di arte barocca. Il progetto è opera di un allievo del Bernini, Filippo Parodi, che realizzò anche la maggior parte delle decorazioni scultoree, soffitto compreso. Di notevole importanza è anche l'intervento di Giambattista Tiepolo, autore di un "Martirio di Sant'Agata", posto su un pilastro della navata destra. L'Otto-Novecento. In quest'ultimo lasso di tempo non si segnalano presenze illustri al Santo né modifiche strutturali; unico particolare degno di nota è la ricomposizione dell'altare maggiore, progettata a fine Ottocento da Camillo Boito, che riunisce le trenta opere bronzee del Donatello sino ad allora sparse in tutta la chiesa. Nel nostro secolo si cominciò ad affrescare pareti, pilastri e cupole di quasi mezzo santuario. Per ben quarant'anni Achille Casanova fu impegnato in quest'opera che venne interrotta quando l'artista morì: presbiterio e abside, completamente affrescati, contrastano con le parti rimanenti, bianche per la calce di cui erano state ricoperte durante una pestilenza. A inizio secolo venne inoltre completata la cappella del Santissimo, per la quale fu mantenuto l'impianto quattrocentesco. Da segnalare infine l'intervento di Pietro Annigoni, il "pittore delle regine", che per la basilica ha creato cinque dipinti.

La Vita
La Vita

La Basilica
La Basilica

L'Arte
L'Arte

Web Site designed by MediaSoft  - © Copyright 1998-1999 - All rights reserved