4. rimorte: più che morte:
8. Ella: l'anima di Stazio, forse, procede più lentamente, per
accompagnarsi a Virgilio, di quanto non farebbe se fosse sola.
10. Piccarda: è la sorella di Forese.
15. ne l'alto Olimpo: in Paradiso.
17. munta... via: smunta.
19. Bonagiunta: è Bonagiunta Orbicciani da Lucca, rozzo rimatore
del sec. XIII, che trapianta modi siciliani a presentimenti dello stilnovo.
20. quella faccia: è Simone de Brion, pontefice dal 1281 al 1285 col nome di
di Martino IV. E' detto dal Torso, cioè di Tours, sebbene fosse nato a Montpincé
nella Briè, perché a Tours fu tesoriere della cattedrale. Si racconta
che tra i suoi piatti preferiti fossero le anguille del lago di Bolsena,
annegate nella vernaccia e poi arrostite.
27. un atto bruno: un gesto che dimostrasse l'adombrarsi di
qualcuno.
29. Ubaldin de la Pila e Bonifazio: il primo, Ubaldino degli Ubaldini
della Pila fu fratello del cardinale Ottaviano (cfr. Inf.X, 120)
e padre dell'Arcivescovo Ruggieri; l'altro è
Bonifazio Fieschi, di Genova, nipote di Innocenzo IV. Fu
arcivescovo di Ravenna e usò un pastorale non ricurvo ma " fatto
di sopra al modo del roco de li scacchi " (Lana).
31. messer Marchese: podestà di Faenza nel 1296, appartenne alla
famiglia degli Argogliosi di Forlì, dove ebbe agio di bere con minor
arsura (" secchezza ") eppure fu così forte bevitore, che non fu mai sazio.
34. s'apprezza: fa conto.
35. a quel da Lucca: a Bonagiunta, che più d'ogni altro sembrava
voler notizia (" contezza ") di me.
38. ov'el sentia: " dove più sentiva il tormento della giustizia che
così li consuma " (Momigliano), cioè la bocca. Bonagiunta
mormorava una parola che a Dante sembra essere "Gentucca".
43. e non porta ancor benda: le donne sposate e le vedove
portavano in capo una benda col soggolo, nera le prime, bianca le
seconde (cfr. c. VIII, 74). Gentucca (forse Gentucca Morla,
moglie di Bonaccorso Fondora), dunque, nel 1300 non era ancora
sposata.
45. come ch'om la riprenda: per quanto le si rimproveri. Si ricordi
che i Lucchesi avevano fama di barattieri (cfr. Inf. c. XXI, 41).
46. antivedere: profezia. Bonagiunta profetizza a Dante che
quando andrà esule a Lucca, una fanciulla, Gentucca, gli saprà
render meno doloroso il soggiorno in quella città; e che la
confusione generata dal suo mormorio gli sarà chiarita dalla realtà.
49. fore: fuori.
51. Donne ch'avete: così comincia la prima canzone della "Vita Nuova"
di Dante, opera che segna l'avvento dello Stilnovo (" le nove
rime "), cioè della maniera di cantare, nuova rispetto alla scuola
provenzaleggiante, cui appartenne Bonagiunta e alla scuola
dottrinale, cui appartenne Guittone d'Arezzo. Nei versi seguenti,
Dante espone la propria poetica.
53. noto: imprimo nell'animo.
54. vo significando: esprimo.
55. issa: ora, cfr. Inf. c. XXIII, 7); il nodo: l'impedimento.
56. 'l Notaro: Iacopo da Lentini, poeta provenzaleggiante, esponente
della scuola siciliana, detto per antonomasia il Notaio, morto verso il 1250;
Guittone d'Arezzo (1230 ca.-1294), rimatore fra quelli detti "di transizione",
fu esponente della scuola dottrinale in Toscana.
59. al dittator: ad Amore (cfr. vv. 53-57).
61. e qual: e chiunque si pone a riguardare al di là (" oltre ")
di quel che abbiamo detto, non vede più la differenza tra l'uno e l'altro stile.
64. Come li augei: come le gru, uccelli che svernano (" vernan ")
lungo il Nilo.
71. passeggia: va di passo.
72. l'affollar del casso: l'ansimare (cfr. lat. "follis": mantice) del
petto ( " casso ", cfr. Inf. c. XII, 122).
75. Quando fia: quando accadrà che io ti riveda?
77. ma già non fia: ma il mio ritorno non sarà mai tanto sollecito
quanto io desidero.
79. 'l loco: il luogo dove (" ù " ) fui posto a vivere, cioè Firenze,
quotidianamente si spoglia ( " spolpa " ) e sembra avviato ( "
disposto " ) a dolorosa rovina.
82. quei che più n'ha colpa: è Corso Donati, fratello di Forese, uno
dei più accesi fautori di parte Nera e perciò avversario politico di
Dante. Qui Forese, nella sua previsione, ne indica il modo della
morte quando, accusato di tradimento dai suoi, Corso fu colpito
mentre fuggiva a cavallo e, rimasto impigliato nei finimenti, fu
rovinosamente trascinato dall'animale. Dante immagina che il
cavallo trascini il malcapitato direttamente all'inferno (" la valle
ove mai non si scolpa ").
93. a paro a paro: procedendo con la stessa tua andatura. Si
ricordi che le anime camminammo veloci e che Forese ha
rallentato come " l'uom che di trottare è lasso " (v. 70).
96. primo intoppo: il primo scontro.
97. valchi: passi.
99. marescalchi: maestri; cioè Virgilio e Stazio.
103. parvermi: mi apparvero.
105. per esser: per il fatto di aver girato in là (cfr. lat. illac)
soltanto allora.
108. fantolini: fanciullini ingenui (" vani ").
111. lor disio: l'oggetto desiderato.
112. ricreduta: rassegnata.
113. adesso: subito.
116. legno è più sù: l'albero della scienza del bene e del male, il
cui frutto fu morso da Eva, ha fornito il legno di questa pianta.
120. dal lato che si leva: lungo la costa, che s'innalza.
121. d'i maladetti: sono i Centauri, figli di Issíone e di Néfele, una
nube da lui scambiata per Giunone. Essi dal, petto in su erano
uomini e nel resto cavalli (" doppi petti "). Invitati alle nozze di
Piritoo con Ippodamia, si ubriacarono (" satolli ") e, in
conseguenza, tentarono di violentare le donne presenti al
banchetto, ma furono battuti da Teseo. E' questo il primo esempio
di golosità punita.
125. Gedeon: Gedeone, combattendo contro i Madianiti, escluse
dall'impresa quegli Ebrei che alla fonte di Arad
si erano adagiati a terra per bere con comodo, invece di attingere
acqua con la mano, per cui si mostrarono amanti delle comodità ("
molli ").
127. vivagni: margini.
130. sola: solitaria; sgombra di anime.
135. e poltre: e disturbate nel loro poltrire.
139. un: è l'angelo della temperanza, di un colore vivo e
incandescente, come vetro o metallo fuso.
144. com'om: come chi vada guidato dal suono.
150. che fé sentir: che profumò (cfr. francese "sentir") l'aria ("
l'orezza ") d'ambrosia.
151. Beati: beati coloro ai quali risplende tanta grazia che l'amore
della gola non infonde ( " fuma " ) nel loro petto troppo desiderio,
appetendo (" esuriendo ") sempre quanto è giusto. E' un'allusione
alla quarta beatitudine evangelica (cfr. c. XXII, 1).