1. Contra miglior voler: una volontà mal riesce a combattere (" mal
pugna ") contro una volontà più forte, per cui, allo scopo di fargli
piacere (" per piacerli "), pur contro il mio desiderio, estrassi
dall'acqua la spugna non bene imbevuta (" non sazia "), cioè mi
astenni dal domandar più oltre.
5. spediti: liberi soltanto lungo la parete rocciosa, come sulle
mura si procede rasente ai merli.
7. fonde: effonde con le lacrime.
9. s'approccia: s'avvicina
10. lupa: è il simbolo dell'avarizia o dell'incontinenza (cfr. Inf. c.
I, 49).
12. cupa: profonda, perciò insaziabile.
13. nel cui girar: si credeva che il moto dei Cieli influisse sulle
vicende umane.
15. quando verrà: il Veltro (cfr. Inf. c. I, 101) per la cui opera ("
per cui ") questa si allontani (" disceda ") dal nostro mondo, per
tornare all'inferno " là onde invidia prima dipartilla " (cfr. Inf. c. I,
111).
23. ospizio: la stalla di Betlemme, ove deponesti la santa creatura
che porta nel seno.
25. Fabrizio: è il console romano Caio Fabrizio Luscino, il quale
rifiutò i doni a lui offerti, dai Sanniti prima e da Pirro dopo, e
morì cosi povero, che i suoi funerali si svolsero a spese dello
stato.
26. volesti anzi: preferisti.
29. contezza: cognizione, conoscenza.
31. larghezza : la generosa elargizione con la quale San Niccolò,
patrono di Bari, nottetempo, fornì la dote a tre fanciulle, figlie di
un suo vicino, il quale, per mancanza di denaro aveva deciso di
prostituirle.
36. rinovelle: ricordi queste meritate lodi.
37. sanza mercé: senza compenso di suffragi.
38. lo cammin corto: il resto della vita mortale.
44. aduggia: ricopre con la sua ombra.
46. Ma se Doagio: ma se Douai, Lilla, Gant e Bruges, città della
Fiandra, potessero, presto trarrebbero vendetta del tradimento
perpetrato da Filippo il Bello e dal fratello Carlo di Valois ai
danni del conte di Fiandra, nel 1299. E la vendetta, in effetti,
venne nel 1302, quando i Francesi subirono una dura sconfitta a
Courtrai. Ennesima e feroce profezia "ex eventu".
48. a lui: a Dio, colui che tutto giudica ( " giuggia " ).
49. Ugo Ciappetta: era il soprannome di Ugo II, duca di francia dal
960, eletto re di Francia nella Dieta di Compiègne del 987, alla morte
dell'ultimo carolingio, Ludovico V il Neghittoso. Figlio dunque di
Ugo il Grande, che storicamente è da considerarsi il vero fondatore della
dinastia capetingia. Ma dei due Ughi Dante fa un solo personaggio.
50. i Filippi e i Luigi: nomi quasi costanti dei primogeniti
capetingi saliti al trono.
52. Figliuol fu' io: è una leggenda. In realtà Ugo Capeto fu figlio,
come si è detto, di Ugo il Grande, duca di Francia, Borgogna e
Aquitania, conte di Parigi e d'Orléans.
53. li regi antichi: i Carolingi.
54. fuor ch'un: tranne Carlo, duca di Lorena, il quale però non fu
affatto frate (" renduto in panni bigi ") ma, consegnato
proditoriamente ad Ugo Capeto, morì poco dopo in prigione.
55. trová' mi: veramente già il padre di Ugo Capeto, sia pur senza
titolo regio, governava in nome degli ultimi due re Carolingi.
56. e tanta possa: e tanta potenza di nuovo acquisto e così pieno
di seguaci che, alla corona vacante, fu promosso mio figlio, dal
quale cominciarono le consacrazioni. In realtà le consacrazioni
regie, celebrate con l'unzione nella cattedrale di Reims,
cominciarono proprio con Ugo Capeto, il quale associò al
governo, per assicurargli la successione al trono, il proprio figlio
Roberto. E quando questi fu incoronato, la corona non era
vacante ( " vedova " ) ma tale era stata alla morte di Ludovico V,
cui successe proprio Ugo che tolse, con la cattura di Carlo di Lorena,
zio di Luigi (cfr. n. 54), la possibilità di regnare ai Carolingi.
61. Mentre che: fino a che la Provenza (avuta in dote da Carlo I
d'Angiò quando sposò la figlia di Raimondo IV Belinghieri),
conte di quella regione non tolse ogni ritegno
(" vergogna ") ai miei successori (" al sangue mio ") questi
volevano poco, ma non erano malvagi.
64. Lì: dall'acquisto di quella dote, la mia discendenza cominciò
la sua rapina, con violenza e con raggiri. Infatti Beatrice
Berlinghieri era stata già promessa a Raimondo di Tolosa, ma
Carlo d'Angiò riuscì a portargliela via; poi, per ammenda di
questa mala azione, usurpò la contea del Ponthieu, la Normandia
e la Guascogna. Nel 1265, Carlo venne in Italia, ove tolse il regno
di Napoli agli Svevi e, per ammenda dei vecchi e nuovi misfatti,
nel 1268 fece decapitare il sedicenne, innocente Corradino; e,
sempre per ammenda, fece uccidere Tommaso d'Aquino, che da
Napoli si recava al concilio di Lione, per impedire la sua elezione
a cardinale. Quest'ultimo misfatto, tuttavia, è soltanto frutto di una
tradizione non documentata. " Ammenda " è detto e ripetuto con
amara ironia.
70. ancoi: non molto lontano da oggi.
71. che tragge: che un altro Carlo si parte dalla Francia. Allude a
Carlo di Valois, fratello del re Filippo il Bello, che, chiamato da
Bonifacio VIII, venne in Italia nel 1301, con il pretesto di
conciliare Bianchi e Neri, ma basandosi sul tradimento (" la lancia
con la qual giostrò Giuda ") fu il principale artefice della cacciata
dei Bianchi da Firenze. Tra gli esuli fu anche Dante.
76. Quindi non terra: di qui non ricaverà possessi territoriali, ma
una vergognosa colpa, tanto più grave, quanto più lieve egli la ritiene.
Il Valois prima di scendere in Italia, era chiamato Carlo
Senza terra; e il fatto che egli non dia peso alla sua colpa, la rende
più grave, perché dovrà scontarla. nell'altra vita.
79. L'altro: è Carlo II, figlio di Carlo I e re di Puglia. Sconfitto nel
golfo di Napoli, nel 1284, da Ruggero di Lauria, ammiraglio di
Pietro d'Aragona, fu catturato a bordo della sua nave (" preso di
nave "). Nel 1305, patteggiò le nozze di sua figlia Beatrice, con
Azzo VIII d Este, in cambiò di una forte somma.
85. Perché men paia : perché minore appaia il male futuro e
quello già compiuto (" il fatto "), vedo il giglio (" fiordaliso "),
simbolo della casa di Francia, irrompere in Anagni ( " Alagna " )
e Cristo essere catturato nella persona del papa, suo vicario.
Allude all'affronto subito in Anagni da Bonifacio VIII (7
settembre 1302), noto come "schiaffo di Anagni", quando
Sciarra Colonna e Guglielmo di Nogaret lo tennero per tre giorni
come prigioniero, per mandato di Filippo il Bello.
91. Veggio il novo Pilato: Filippo il Bello è tanto crudele, che
l'oltraggio recato al pontefice non lo accontenta (" sazia "), ma,
senza attendere la decisione di Clemente V, che aveva ordinato
una inchiesta, distrugge l'Ordine dei Templari (" Tempio ") per
impossessarsi dei beni di questo.
98. fa dolce: mitiga.
97. Ciò ch'io dicea: Ugo Capeto risponde alla seconda domanda
di Dante ( " perché sola " , v. 35) : ciò che io dicevo della Vergine
e che ti fece rivolgere a me per una spiegazione ( " chiosa ") è
come un responsorio alle nostre preghiere finché dura il giorno;
ma, come cala la notte, invece di quegli esempi ne diciamo altri,
di opposto significato, cioè di avarizia punita.
103. Noi repetiam : allora (" allotta " ) ricordiamo Pigmalione, re
di Tiro e fratello di Didone, che l'ingordigia dell'oro
rese traditore di Sicheo, marito di Didone, da lui ucciso per
derubarlo (" ladro ") e senza tener conto che era suo zio ("
paricida ").
106. Mida: re di Frigia, ebbe da Bacco il dono di trasformare in
oro qualunque cosa toccasse. Ma in tal modo i cibi e l'acqua
divennero irraggiungibili per lui, dato che diventavano d'oro al
contatto. Onde la " miseria... che seguì... ", sempre farà ridere
come esempio di sciagurata scempiaggine.
109. Del folle Acàn: malgrado l'espresso divieto di Giosuè, dopo
la conquista di Gerico rubò una parte del bottino (" furò le spoglie
") e, per punizione, fu lapidato.
112. Saffira: Saffira e suo marito Anania non versarono alla
comunità cristiana tutta la somma dovuta. Per cui, rimproverati da
San Pietro, caddero fulminati.
113. Eliodoro: inviato da Seleuco, re di Siria, per asportare il
tesoro dal tempio di Gerusalemme, fu preso a calci da un
misterioso cavallo, montato da un misterioso cavaliere, apparso
improvvisamente all'interno dell'edificio.
115. Polinestòr: re della Tracia e genero di Priamo, uccise, per
derubarlo, Polidoro, a lui affidato, onde salvarlo dagli orrori della
guerra di Troia.
116. ci si grida: qui si grida "Crasso, diccelo ( " dilci " ) se lo sai
: di che sapore é l'oro?". Allude a Marco Licinio Crasso, sconfitto
dai Parti e decapitato dai nemici. Quando la sua testa fu
consegnata al re Orode, questi gli fece colare in bocca dell'oro
dicendo: " tu ne avesti sete; bevilo, dunque ". Assai nota, infatti,
era stata la cupidigia di Crasso.
118. Talor: talvolta gli esempi sono ricordati a bassa voce,
talvolta ad alta voce, secondo il sentimento (" l'affezion ") che ci
esorta a parlare (" ad ir ").
121. però al ben: per questo, a ricordare gli esempi di virtù ("
ben ") di cui qui ( " ci " ) si parla di giorno, non ero io solo.
126. al poder: alle possibilità.
130: Delo: l'isola di Delo era vagante sulle acque, prima che
Latona la scegliesse come " nido " per partorirvi Apollo e Diana
che, in quanto dei del Sole e della Luna, sono detti " occhi del
cielo ".
135. Non dubbiar: non temere..
140. come i pastor: come i pastori, che per primi udirono quel canto
annunciante la nascita di Gesù.
141. ed el: e il canto ebbe termine col " tremar ".
145. Nulla ignoranza: nessuna cosa ignota mi rese mai desideroso
di sapere con tanta ansiosa urgenza ( " guerra " ) quanta mi
pareva di averne allora.
150. per me: con i miei soli mezzi, senza spiegazione.

Presentato da Luigi Minnaja