1. cerchia: percorre girandogli intorno.
3. e coverchia: e coperchia, cioè chiude le palpebre.
6. acco'lo : accoglilo.
9. supini: levati verso l'alto.
10. l'uno: è Guido del Duca, della nobile famiglia ravennate degli
Onesti, vissuto nella prima meta del sec. XIII. Di lui sappiamo soltanto
che esercitò in Romagna la professione di giudice, e che era ancor vivo nel 1249.
Fu uomo di parte ghibellina.
12. ne ditta: dicci (da dittare, frequentativo di dire).
15. quanto vuol: quanto richiede una cosa mai accaduta.
17. un fiumicel: l'Arno, che nasce dal monte Falterona e a cui non
bastano (" nol sazia ") cento miglia di corso.
22. accarno: penetro con l'intelletto fino a comprendere la
sostanza
25. E l'altro: è Rinieri dei Paolucci da Calboli, forlivese e uomo di
parte guelfa. Prese parte attiva alle lotte interne delle Romagne,
ricoprendo ripetutamente la carica di podestà in varie città
emiliano-romagnole. Morì nel 1296, quando le milizie forlivesi,
guidate da Scarpetta Ordelaffi, espugnarono il castello di Calboli.
26. vocabol: nome (cfr. c. V, 97).
30. pèra: perisca, sia dimenticato.
31. ché dal principio: poiché, dalla sua sorgente, ove l'Appennino
(" l'alpestro monte "), dal quale è staccato il capo Faro (" Peloro "),
sulle coste sicule davanti alla Calabria, è cosi massiccio ( "
pregno" ) che in pochi altri luoghi supera quella conformazione ( "
segno " ), fino là dove mette foce ( " si rende " ) in cambio ( " per
ristoro ") di quelle acque che il sole prosciuga dal mare mediante
l'evaporazione, per cui i fiumi hanno la corrente che li
accompagna ( " ciò che va con loro " ), la virtù e così nemica che
viene scacciata come biscia da tutti gli abitanti della valle o per
iattura del luogo, o per pessima abitudine ( " mal uso " ) che in
essi si è annidata (" fruga " cfr. c. III, 3 e Inf. c. XXX,70). Si
tratta della valle dell'Arno.
42. Circe: la mitica maga che trasformava gli uomini in bruti.
43. porci: sono gli abitanti del Casentino, dove scorre l'alto corso
dell'Arno. Forse con allusione a Porciano, feudo dei conti Guidi di
Romena. Le galle stanno per: ghiande.
45. calle: il letto del fiume, ancora modesto nelle dimensioni ("
povero ").
46. Botoli: sono gli abitanti di Arezzo, paragonati a cagnolini ( "
botoli ") ringhiosi più di quanto loro consentano le possibilità;
Lo spunto può provenire dallo stemma della stessa città, dove si leggeva
"a cane non magno saepe tenetur aper" ("spesso il cinghiale viene preso da un
piccolo cane. Presso Arezzo l'Arno piega in un'ansa (" torce il muso ") e va
a formare il Valdarno superiore.
49. Vassi caggendo: va sempre più a valle, cadendo (" caggendo ").
50. di can farsi lupi: gli abitanti da cani si trasformarono in lupi,
animali feroci e bramosi. Siamo a Firenze.
52. pelaghi cupi: i tratti incassati del Valdarno inferiore, dopo
Signa.
53. le volpi: sono gli abitanti di Pisa, che non temono astuzia ("
ingegno ": trappola) che li sorprenda.
56. costui: Dante, se, tornato sulla terra, ancora terrà a mente
(" s'ammenta ") ciò che lo spirito della verità mi svela (" mi
disnoda " ).
58. tuo nepote: si rivolge a Rinieri, il cui nipote, Fulcieri, chiamato
come podestà in Firenze nel primo semestre del 1303, realizzò i più arditi
desideri dei Neri, con l'inferire contro i Bianchi. Torturò e uccise molti
fiorentini come belva esperta (" antica ") guadagnandosi una
orribile reputazione di sanguinario e lasciò la città in una
condizione tale, che neppure in mille anni sarebbe tornata allo
stato primitivo (" primaio ").
69. da qual che: da qualunque.
76. parlomi: mi parlò; è Guido del Duca.
78. non vuo'mi :non mi vuoi (cfr. v. 20).
85. Di mia semente: questo è il frutto ch'io raccolgo di ciò che ho
seminato.
87. là 'v'è mestier: là dov'è necessaria l'esclusione di ogni
compagno (" di consorte divieto ") per goderne? Sono cioè i beni
materiali.
90. reda: erede.
91. E non pur: e non soltanto il suo casato s'è fatto spoglio ( "
brullo " ) in Romagna (" tra 'l Po... ") delle virtù necessarie alla
vita seria (" al vero ") e alla ricreazione dello spirito (" trastullo ").
94. termini: confini.
95. sì che tardi: sì che per quanto si coltivasse, ormai questi sterpi
stenterebbero ad essere estirpati.
97. Lizio: signore di Valbona, sui monti tra la Toscana e la
Romagna. E' il primo di una serie di uomini virtuosi; gli altri sono:
Arrigo Mainardi, dei signori di Bertinoro, Pier Traversaro signore
di Ravenna dal 1218 al 1225, Guido dei conti di Carpigna o
Carpegna, nel Montefeltro.
100. Fabbro: della famiglia dei Lambertazzi di Bologna, capo dei
ghibellini di Romagna.
101. Bernardin di Fosco: difese Faenza, nel 1240, contro Federico
II.
104. Guido da Prata: gentiluomo di Prata, tra Faenza e Ravenna,
vissuto a cavallo dei sec. XII e XIII.
105. Ugolin d'Azzo: è forse il rappresentante di Faenza alla
negoziazione della Pace di Costanza nel 1183. Nosco: con noi.
106. Federigo Tignoso: forse di Rimini, usava accogliere in casa
sua quanti gli somigliassero moralmente (" e sua brigata ").
107. la casa Traversara: grande famiglia ravennate, come quella
degli Anastagi.
108. diretata: priva di eredi.
112. o Bretinoro: Bertinoro, città tra Forlì e Cesena,
contò famiglie rinomate per la cortesia e la liberalità; sulla piazza
sorgeva (e sorge tuttora) una colonna munita di anelli, ciascuno
appartenente ad una famiglia. Il forestiero che avesse legato il
proprio cavallo ad uno degli anelli, diveniva automaticamente
ospite della famiglia cui l'anello apparteneva.
115. Bagnacaval: Bagnacavallo, tra Lugo e Ravenna, era feudo
dei conti Malvicini, la cui discendenza in linea maschile era spenta
nel 1300.
116. Castrocaro: nella valle del Montone; Conio, o Cunio, era un
castello presso Imola.
118. i Pagan: i Pagani di Faenza faranno bene a non generare altri
figli, dopo che Maghinardo da Susinana (" 'l demonio lor ") sarà
morto (cfr. Inf. c. XXVII, 49). Maghinardo morì nel 1302.
121. Ugolin de' Fantolin: Ugolino dei Fantolini da Cerfugnano,
presso Faenza; la sua discendenza si era spenta prima del 1300,
perciò il suo nome è " sicuro " di non venir macchiato.
126. nostra ragion: il nostro ragionamento.
128. però, tacendo: perciò con il loro tacere ci rassicuravano circa
la strada da percorrere.
133. Anciderammi: mi ucciderà chiunque mi troverà. E' la frase
pronunciata da Caino, dopo che fu maledetto per l'uccisione di
Abele. E' questo il primo esempio di invidia punita (cfr. c. XIII, 40
e n.).
135. scoscende: squarcia.
139. Aglauro: è la figlia di Cecrope, re di Atene, la quale fu
mutata in sasso da Mercurio, poiché, mossa da invidia, ostacolava
l'amore della sorella Erse per il dio.
143. camo: il freno (camus era il morso per i cavalli).
145. prendete l'esca: vi lasciate adescare dal demonio (" antico
avversaro " cfr. c. XI, 201)
151. vi batte: vi castiga.

Presentato da Luigi Minnaja