l. il gioco de la zara: era un gioco di dadi. Al termine il gioco " si
parte ", cioè i giocatori e gli spettatori si separano.
3. le volte: provando nuovi lanci tenta d'indovinare, per formarsi
una regola, e, rattristato, cerca d'imparare.
4. l'altro: è il vincitore.
7. intende: ascolta.
8. a cui: colui al quale.
13. l'Aretin: è Benincasa da Laterina, paese prossimo ad
Arezzo; fu giureconsulto a Bologna
e, come giudice del podestà di Siena, condannò a morte un
parente di Ghino di Tacco, famoso ladrone, il quale, quando
Benincasa venne giudice a Roma, si vendicò uccidendolo proprio
nell'aula del tribunale.
15. l'altro: è Guccio dei Tarlati da Pietramala, di famiglia
ghibellina d'Arezzo, che in uno scontro con i Bostoli, famiglia
guelfa (per altri nella battaglia di Campaldino), fu trascinato
dal cavallo in Arno e vi annegò.
17. Federigo Novello: della famiglia dei conti Guidi, fu ucciso
(nel 1289 o nel 1291) presso Bibbiena da Fumaiolo dei Bostoli.
18. che fe' parer: " quel da Pisa " è Gano degli Scornigiani,
mandato a morte dal conte Ugolino, nella sua città; fece apparire
dotato di rara forza d'animo suo padre Marzucco, perché questi
non volle che il figlio fosse vendicato.
19. Conte Orso: è Orso degli Alberti, conte di Mangona, figlio di
Napoleone (cfr. Inf. c. XXXII, 55); fu ucciso nel 1286 dal cugino Alberto,
figlio di Alessandro.
22. Pier de la Broccia: è l'anima divisa dal corpo per astio e per
invidia (" inveggia ") e non per colpa commessa. E' Pierre de la
Broche, gran ciambellano di Luigi XI e Filippo III l'Ardito, re di Francia.
Acquistata grande autorità a corte, insinuò che Maria di Brabante,
seconda moglie del re, avesse fatto avvelenare il figliastro Luigi,
per favorire la successione del proprio figlio Filippo il Bello. L'astio
della regina e l'invidia dei cortigiani causarono la sua rovina:
infatti, accusato a sua volta di avere insidiato la virtù della regina,
Pierre fu impiccato nel 1276. Pertanto Dante esorta Maria di
Brabante a pentirsi ( " proveggia " : provveda) finché è in vita ("
di qua ") perché non vada a far parte della " greggia " dei falsi
accusatori, puniti nella decima bolgia dell'Inferno.
26. pregar pur: continuavano a pregare.
27. s'avacci: si affretti.
29. espresso: espressamente in una parte dell'Eneide (c. VI, 376),
ove la Sibilla risponde a Palinuro: " Desine fata deum flecti
sperare precando ", cioè : smetti di sperare che i decreti degli dei
possano esser piegati con le preghiere (cfr. v. 30).
35. non falla: non è ingannatrice.
37. ché cima: poiché il giudizio supremo non viene sminuito dalla
circostanza per cui un atto di ardente carità porta a compimento,
in un solo momento, con le preghiere, l'espiazione a cui è tenuto
chi ha dimora (" s'astalla ") nel Purgatorio.
41. non s'ammendava: non era possibile espiare una colpa ("
difetto ") con preghiere, perché le preghiere dei pagani non erano
gradite a Dio.
43. sospetto: dubbio. Virgilio intende dire che egli non è in grado
di sciogliere i dubbi di natura teologica, come lo sarà invece
Beatrice.
50. già non m'affatico: Dante avverte di essere giunto al luogo
dove la salita comincia ad essere per lui " soave ", secondo
l'espressione di Virgilio (cfr. c. IV, 9I e segg.).
51. 'l poggio l'ombra getta: il monte proietta la sua ombra, dato
che il sole gli gira intorno. Sono circa le tre del pomeriggio.
54. ma 'l fatto: ma la cosa sta in altri termini, da come tu ritieni ("
stanzi "); cioè, ancora c'è molto da salire.
56. colui: il sole, che già si nasconde ai fianchi (" costa ") del
monte, sì che tu non interrompi con l'ombra i suoi raggi.
58. posta: ferma.
72. romita: raccolta.
74. Sordello: è Sordello da Goito (città del Mantovano), celebre
poeta e trovatore alla provenzale del sec. XIII. Da giovane fu a
Verona, ove cantò Cunizza da Romano, moglie del signore della città,
Riccardo di San Bonifacio; visse poi in Francia, in
Spagna, in Provenza, presso il conte Raimondo Berlinghieri IV e
alla corte di Carlo I d'Angiò. Famosi il suo compianto ("planh") in morte
di ser Blacatz, cavaliere provenzale, e il poemetto "Ensenhamen d'onor".
76. ostello: albergo.
78. non donna: non signora di province. Si allude alle leggi di
Giustiniano, secondo le quali l'Italia non era " provincia, sed
domina provinciarum ".
81. cittadin: concittadino.
84. di quei: si combattono l'un l'altro i cittadini della medesima
città.
85. intorno da le prode: lungo le spiagge.
88. Che val: a che giova che Giustiniano riordinasse il Corpus
delle leggi ( " il freno ") se nessuno le fa rispettare (" se la sella è
vota ").
90. Cesare: si allude al detto del Vangelo " Date a Cesare ciò che
è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio " (Matteo, XXII, 21).
94. fiera: è l'immagine dell'Italia paragonata al cavallo (cfr. v. 88),
che prosegue. Fella: ribelle.
96. predella: è la briglia, nella parte vicina al morso, che serve per
condurre a mano il cavallo. Il rimprovero è rivolto agli
ecclesiastici (" gente che dovresti esser devota "), e in particolare
al papa, Bonifacio VIII; in più Dante sembra volerli accusare di
insipienza e d'incapacità, in quanto non sanno cavalcare la " fiera
", ma la conducono a mano con la " predella ".
97. O Alberto tedesco: è Alberto I d'Austria, imperatore dal 1298,
morto nel 1308.
100. giusto giudicio: una meritata punizione ricada dal cielo sulla
tua famiglia e sia inconsueta ed evidente, sì che il tuo successore
ne rimanga impressionato. La sciagura profetizzata sarà la morte
del primogenito Rodolfo; il successore é Arrigo VII, in cui Dante
riponeva ogni speranza di veder restaurato l'impero.
103. Ch'avete: poiché tu e tuo padre Rodolfo d'Asburgo avete
tollerato, presi (" distretti ") dalla cupidigia di consolidare i
domini d'oltralpe ( " di costà " ) che il giardino dell'Impero, cioè
l'Italia, sia lasciato in rovinoso abbandono. Infatti, dalla morte di
Federico II (1250) alla discesa di Arrigo VII (1310), in
Italia l'Impero si può considerare vacante.
106. Montecchi: famiglia ghibellina di Verona, ostile ai
" Cappelletti " (sono i famosi Capuleti del dramma Shakesperiano); altro
esempio di rivalità municipale è dato dai Monaldi e dai
Filippeschi di Orvieto.
109. la pressura: le pressioni a cui sono sottoposti i tuoi vassalli.
111. Santafior: contea degli Aldobrandeschi, nel Montamiata,
insidiata dai Senesi e dal papa.
118. o sommo Giove: o sommo Dio.
121. è preparazione. Oppure, il male presente è preparazione di un
futuro bene completamente nascosto (" scisso ") al nostro umano
intelletto (" l'accorger nostro " ).
125. un Marcel: forse il console Caio Claudio Marcello,
avversario di Cesare. Altri intendono Marcello, vincitore di
Siracusa, di cui si ricorda l'ordine, non eseguito, di risparmiare
Archimede. Ogni contadino che occupi una carica pubblica, in
virtù della sua faziosità (" parteggiando "), ritiene di esser
diventato un Marcello.
129. mercé del popol tuo: grazie al tuo popolo che s'ingegna ("
s'argomenta ") a far sì che questa " digression " non ti riguardi.
130. Molti: molti, fuori di Firenze, possiedono in cuore il senso
della giustizia; tuttavia, esso è lento a tradursi in parole, per non
giungere al verdetto (" a l'arco ") avventatamente (" sanza
consiglio "). Ma il tuo popolo ha il giudizio sempre a fior di labbra.
133. lo comune incarco: le cariche pubbliche.
135. sanza chiamare: senza essere chiamato e grida: Io accetto di
assumere quest'onere (" I' mi sobbarco ! ").
138. l'effetto nol nasconde: si vede dai risultati.
139. Lacedemona: Sparta.
141. un picciol cenno: un modesto esempio in confronto a te.
143. ch'a mezzo novembre: che i decreti sanciti in ottobre, non
arrivano alla metà di novembre.
145. che rimembre: di cui tu hai memoria.
147. membre: i cittadini, ora esiliati, ora richiamati.
148. e vedi lume: e riesci a distinguere.

Presentato da Luigi Minnaja