2.
per non dir più: per il fatto che più non parlava.
7. Come 'l bue cicilian:
l'artefice ateniese Perillo aveva fabbricato
un toro di rame da donare a Falaride tiranno d'Agrigento, perché
vi rinchiudesse i condannati e ne ascoltasse i lamenti, provocati
dall'essere il toro posto sul fuoco, e simili a veri muggiti;
perciò:
come il bue siciliano che per la prima volta mugghiò con le urla
di
Perillo (" colui "), e ciò fu giusto
("dritto"), che l'aveva fabbricato
con la sua lima, e che Falaride fece arrostire per primo, come,
dunque, il bue siciliano muggiva con la voce del condannato
("
l'afflitto ") si che, sebbene fosse di rame, pure sembrava
straziato
dal dolore, così le misere (" grame ") parole, poiché
non avevano
via d'uscita, in un primo tempo, né sfogo (" forame "
) nel fuoco,
si convertivano nel linguaggio del fuoco stesso, cioè in un
rugghiante (cfr. v. 58) " confuso suon " (crf. v. 6).
16. viaggio : via.
21. Istra: ora; corrisponde ad
" issa " (crf. c. XXIII, 7). Più non
t'adizzo: non ti aizzo, incito più a parlare. E' la frase con
cui
Virgilio dà " licenza " (cfr. v. 3) ad Ulisse.
27. ond'io: da cui ho qui portato
tutta la mia colpa.
29. de' monti: della contea di
Montefeltro, tra Urbino e la cima da
cui nasce il Tevere.
32. mi tentò di costa: mi toccò
di fianco.
33. latino: Guido da Montefeltro
è italiano, perciò connazionale di
Dante e suo contemporaneo (1220 ca.-1298). Con lui Dante può
parlare, mentre con Ulisse e Diomede, " perché fur greci
", la
reverente considerazione verso il mondo classico impone al poeta
di cedere la parola a Virgilio (cfr. c. XXVI, 75).
38. ne' cuor de' suoi tiranni: :
signori di Romagna hanno sempre la
guerra nei loro desideri; ma, al presente, non ve ne
sono in atto (" 'n palese "). Nell'aprile 1300, a
Castel S. Pietro, si
era giurata la completa pacificazione della Romagna.
41. la si cova: se la cova sì che
con le ali (" vanni ") raggiunge e
ricopre Cervia. L'aquila è nello stemma dei da Polenta.
43. La terra: Forlì, che
combatté a lungo contro i Francesi ("
Franceschi ") e i Guelfi, inviati da Martino IV, si trova
sotto
l'artiglio (" branche ") del leone verde in rampo d'oro
che figura
nello stemma degli Ordelaffi.
46. E 'l mastin : i due "
mastini " sono Malatesta da Verrucchio
e suo figlio Malatestino, fratello di Gianciotto e Paolo (cfr. c.
V,
n. 74); essi fecero trucidare in carcere il capo ghibellino
Montagna da Parcitade e fanno succhiello (" succhio ")
dei loro
denti, cioè azzannano la città di Rimini (" là dove
soglion ").
49. Le città: Maghinardo Pagani
da Susinana, il cui stemma
accampa un leone azzurro su sfondo bianco, e che muta alleanze
col variar delle stagioni, regge Faenza (bagnata dal Lamone) e
Imola (sita presso il Santerno).
52. il Savio: Cesena, bagnata dal
Savio, così come siede...
56. altri: io.
57. se: ha il consueto valore
ottativo; possa il tuo nome
sopravvivere nel tempo.
58. rugghiato: il rugghio è il
linguaggio della fiamma (cfr. n. 7).
60. di qua, di là: cfr. c. XXVI,
88.
63. staria: starebbe senza
parlare. Non é la prima volta che i
dannati si preoccupano della fama lasciata nel mondo (cfr. c. VI,
88 e seg.).
67. Io fui uom d'arme: Guido da
Montefeltro fu abile condottiero e
protagonista dei principali avvenimenti di Romagna; poi entrò
nell'Ordine francescano ("cordigliero") cingendo i
fianchi con il
cingolo o cordiglio.
70. il gran prete: il pontefice
Bonifacio VIII.
72. e come e *quare*: in qual modo
e per qual ragione (cfr. lat.
quare).
75. non furon leonine; non
ispirate al coraggio, ma all'astuzia.
78. il suono: che la fama
raggiunse (" uscie ") il confine (" fine ")
della terra.
81. le sarte: le sartie (cfr. c.
XXI, 14).
83. mi rendei: mi feci frate.
85. Lo principe: il capo dei
corrotti sacerdoti (" nuovi Farisei "),
cioè Bonifacio VIII, tutto preso dalle lotte contro i Colonna in
Roma stessa (" presso a Laterano "), ove sorge la
basilica di San
Giovanni in Laterano.
89. e nessun: e nessuno dei
Cristiani, nemici di Bonifacio, aveva
collaborato coi Saraceni che, nel 1291, conquistarono Acri,
ultimo baluardo della cristianità in Palestina, né coi Saraceni
aveva effettuato commerci, decisamente proibiti dalla Chiesa.
92. quel capestro: il cingolo o
cordiglio che un tempo era solito
macerare nella penitenza chi lo indossava.
94. Ma come Costantin: Costantino,
malato di lebbra, fu guarito
con il battesimo da papa Silvestro I, che egli aveva mandato a
chiamare in una grotta del monte Soratte (" Siratti "),
ove quello si
era rifugiato.
96. maestro: era il titolo dato ai
medici.
97. superba febbre: l'ansia di
dominare i suoi avversari, i Colonna,
le cui case sorgevano presso il Laterano.
101. finor: fin da questo momento.
102. Penestrino: il castello di
Palestrina, roccaforte dei Colonna.
103. serrare e diserrare: è
l'aprire e il chiudere della chiave (cfr.
c. XIII, 60).
105. 'l mio antecessor: papa
Celestino V, " che fece per viltade il
gran rifiuto " (cfr. c. III, 60), indotto da Bonifacio.
107. là 've 'l tacer: al punto
che tacere mi sembrò peggior partito.
110. lunga promessa: promettere
molto e mantenere poco ti
consentirà di trionfare. E Bonifacio VIII così fece, ottenendo
la
resa di Palestrina con la promessa di rimettere i Colonnesi
" in
loro stato e dignità; la qual cosa non attenne loro, ma fece
disfare
la detta città " (G. Villani VIII, 23).
112. Francesco: San Francesco
d'Assisi.
113. neri cherubini: i diavoli che
vengono a prender l'anima,
secondo una diffusa credenza medioevale.
115. meschini : servi, schiavi.
119. né pentere: non ci si può
pentire di un peccato e volerlo
commettere nello stesso tempo, per il principio di non
contraddizione che non lo consente; perciò l'assoluzione di
Bonifacio non era efficace.
123. loico: ragionatore, sottile
conoscitore della logica.
127. foco furo: fuoco ladro,
perché " invola " le anime (cfr. c.
XXVI, 42).
129. mi rancuro: mi dolgo.
136. scommettendo: scommettere è
l'opposto di commettere:
unire; perciò qui sono puniti (" acquistan carco ")
coloro che
seminarono scismi e scandali.